sabato 23 maggio 2015

IL PAESE DEI BUCHI

                                                                                              

Nel Paese dei Buchi, ci sono tutti i problemi di questi venti anni della nostra politica, della crisi della nostra repubblica ed in particolare del servilismo delle amministrazioni meridionali;

Con il petrolio sullo sfondo come grande protagonista della divisione del lavoro, del mondo del capitale che è quello che determina poi questa crisi, le nostre sofferenze, le nostre immaturità, le nostre debolezze e insieme le condizioni di sudditanze delle magistrature e del nostro arrogante neoliberismo;


Raccontare questi “buchi” nel cuore del nostro Paese, con numeri e fatti, del perché l’Italia è un paradiso per petrolieri, liberi di perforare la terra e i fondali marini italiani, con royalties  più basse  al mondo e con         l’avallo di leggi “tolleranti”;

Un’economia sporca che ha portato pochi vantaggi al territorio, scarse le royalties che vanno agli enti locali, occupazione limitata ed infiniti lutti, per i lavoratori e per l’ambiente, tra la costante paura di incidenti ambientali ed un impressionante aumento di patologie tumorali, tutte conseguenze di una politica improntata al profitto delle lobby, iniziata con la modifica dell’articolo 117 della Costituzione, contenuto nel Titolo V, ovvero quello in cui vengono ridefinite le competenze degli enti locali, come in materia di energia, deciderà lo Stato ( e le compagnie petrolifere).

La modifica dell’articolo 117 prevede una sorta di “clausola di supremazia” che può essere esercitata “su proposta del Governo” qualora decidesse di apportare, con la decretazione d’urgenza, modifiche in materia di autorizzazioni ambientali e legiferando in esclusiva sulle attività petrolifere di preminente “interesse strategico nazionale”, in controtendenza al tanto propagandato federalismo. 
La “clausola di supremazia” fa tabula rasa di tutti i Consigli e di tutte le Giunte regionali, relegando gli enti locali al ruolo di soggetto passivo nei confronti del proprio territorio ed azzerando qualsiasi velleità di sovranità popolare.
Di volta in volta, su progetti petroliferi, di rigassificazione, di stoccaggio del gas, di trasporto del gas, inceneritori mascherati da centrali a biomassa, centrali a carbone, autostrade e chi più ne ha più ne metta.
Perché la “clausola di supremazia” darebbe allo Stato l’opportunità di decidere, a seconda della materia, chi dovrà decidere su quella determinata materia: la Regione o esso stesso, a piacimento insomma; una cornice nazionale entro la quale si andranno a collocare scempi regionali e locali,  vanificando gli strumenti di partecipazione e controllo dei cittadini.
Le comunità e i territori non avranno più voce in capitolo per quanto concerne la realizzazione di oleodotti e gasdotti (come il TAP nel Salento), di terminali di rigassificazione, di stoccaggi di gas. Stesso discorso vale per le attività di prospezione, di ricerca e coltivazione di gas e greggio e di reiniezione, nella terraferma e nel mare, in quanto rivestirebbero secondo la legge approvata “carattere di interesse strategico” e sarebbero  secondo lo Sblocca-Italia “di pubblica utilità, urgenti e indifferibili”.
Insomma, una sorta di “militarizzazione” in odore di incostituzionalità, pianificata dai ministeri competenti, alla quale si arriverebbe grazie ad un titolo concessorio unico, applicabile anche agli iter in corso, dietro richiesta formale delle compagnie. 
L’obiettivo dichiarato è snellire i tempi di avvio dei progetti, riconosciuto dal ministero dello Sviluppo economico e marginalizzare il parere della Regione, ne consegue che se la Regione non si esprime lo Stato può sostituirsi, in considerazione che molti uffici regionali alle prese con progetti spinosi e particolarmente contestati dai territori, potrebbero decidere di attendere, facendo ricadere la responsabilità sullo Stato.
Vorremo sollecitare “la prima e più importante, forma di resistenza, che passa dalla conoscenza, dall’ informazione, dalla possibilità di formarsi un’opinione e di farla valere, un famoso costituzionalista Giuseppe Dossetti avrebbe voluto che nella nostra Costituzione, fosse presente questo articolo:
“La resistenza individuale e collettiva agli atti dei poteri pubblici che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla presente Costituzione è diritto e dovere di ogni cittadino”.
Da cittadini amiamo ricordare che “Il futuro deve coincidere con il bene di tutti e non con l’interesse di pochi, con la qualità della vita e non con la distruzione dell’ambiente”


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