Forse no……..
In alternativa
al PETROLIO parliamo di fonti
di energie alternative.
Per fonte
di energia alternativa, si intende una
particolare fonte di energia (ovvero un modo di
ottenere energia elettrica o meccanica) differente da quella
ottenuta con l'utilizzo dei combustibili fossili e nucleare che
costituiscono invece le cosiddette fonti di energia tradizionali.
Spesso tale classe di fonti energetiche viene confusa o
assimilata a quella delle fonti di energia rinnovabile (che in inglese sono sinonimi) o anche a
quella delle fonti energetiche in grado di permettere uno sviluppo sostenibile, di cui queste rappresentano solo una sottoclasse di quelle
alternative. In realtà le fonti di energia alternativa comprendono una classe
più ampia di forme di produzione di energia, oltre alle rinnovabili. Il
termine divenne di uso comune negli anni
settanta, a valle delle crisi
petrolifere del 1973 e 1979, che
avevano fatto vedere in maniera chiara le problematiche poste da un mondo
dell'energia troppo dipendente dal petrolio e, in generale, dall'approvvigionamento di
fonti fossili.
Negli
ultimi trent'anni sono state investite nella ricerca in tal senso molte risorse
umane ed economiche. Inoltre, ad oggi sta aumentando, da parte di numerosi
ricercatori la sensibilità riguardo il futuro energetico dell'umanità, il
cosiddetto problema energetico globale. Secondo modelli previsionali come
ad esempio il modello
di Hubbert, la produzione globale di petrolio potrebbe essere prossima o
aver superato il picco di produzione mondiale.
Se ciò
si rivelasse vero, provocherebbe delle ripercussioni enormi e difficilmente
prevedibili sull'economia, lo sviluppo e il sostentamento dell'umanità nei
prossimi decenni (in particolare del mondo industrializzato, che maggiormente
utilizza queste fonti), in quanto estremamente dipendenti dal petrolio. Una via
di risoluzioni di tali problematiche sarebbe quindi l'emancipazione
dall'utilizzo del petrolio come fonte energetica, investendo risorse,
ricerca e fondi nello sviluppo di fonti alternative di energia, che ricoprono
una percentuale pari a circa il 20% della produzione energetica mondiale.
Alcune
fonti energetiche alternative sono rappresentate da:
L’energia
idroelettrica è una fonte di energia alternativa e rinnovabile, che
sfrutta la trasformazione dell'energia
potenziale gravitazionale, posseduta da una certa
massa d'acqua ad una certa quota
altimetrica, in energia cinetica al superamento di un certo dislivello; tale energia
cinetica viene infine trasformata in energia elettrica in una centrale idroelettrica grazie
ad un alternatore accoppiato ad una turbina. I greci e i romani furono le prime civiltà
nel Mondo allora conosciuto, ad utilizzare la potenza dell'acqua, o più
precisamente dell'energia cinetica prodotta
dal liquido; si deve però specificare che queste due antiche civiltà
sfruttarono questo tipo di energia rinnovabile solo per azionare semplici mulini ad acqua per macinare il grano. Un
progresso tecnico di enormi proporzioni si è avuto alla fine dell'Ottocento, circa all'inizio della Seconda
Rivoluzione Industrialeavvenuta in Europa e non
solo, in seguito all'evoluzione della ruota idraulica in turbina, macchina
motrice costruita da una ruota a pale imperniata su un asse, che all'inizio
erano grossolane e schematizzate, ma con le innovazioni tecnologiche,
soprattutto della prima metà del Novecento, divenne sempre più
perfezionata e funzionale.
L'energia
geotermica è l'energia generata per mezzo di fonti geologiche di calore e può essere considerata una forma di energia alternativa e rinnovabile, se valutata in tempi brevi. Si basa sui
principi della geotermia ovvero sullo sfruttamento del calore
naturale della Terra (gradiente geotermico) dovuto all'energia
termica rilasciata
dai processi di decadimento nucleare naturale degli elementi radioattivi quali
l'uranio, il torio e il potassio,
contenuti naturalmente all'interno della Terra (nucleo, mantello e crosta
terrestre).
La
prima utilizzazione dell'energia geotermica, per la produzione di energia elettrica,
avvenne il 4 luglio 1904 in Italia per merito del principe Piero Ginori Conti che
sperimentò il primo generatore geotermico a Larderello in Toscana preludio delle vere e proprie centrali geotermiche.
L’energia geotermica, inoltre, viene usata anche per la produzione di energia
termica (calore e acqua calda).
L'energia
geotermica costituisce oggi meno dell'1% della produzione mondiale di energia.
Tuttavia, uno studio condotto dal Massachusetts Institute of
Technology afferma
che la potenziale energia geotermica contenuta sul nostro pianeta si aggira
attorno ai 12.600.000 ZJ e che con le attuali tecnologie sarebbe possibile
utilizzarne "solo" 2000 ZJ. Tuttavia, poiché il consumo mondiale di energia ammonta a un totale di 0,5 ZJ all'anno, con
il solo geotermico, secondo lo studio del MIT, si potrebbe soddisfare il
fabbisogno energico planetario con sola energia pulita per i prossimi 4000 anni
rendendo quindi inutile qualsiasi altra fonte non rinnovabile attualmente
utilizzata.
La Direttiva Europea 2009/28/CE, ripresa da
tutta la legislazione ad essa riferente, definisce la biomassa
come "la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti
dall'agricoltura (comprendente
sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l'acquacoltura,
nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani".
Le
biomasse e i combustibili da esse derivate emettono nell'atmosfera,
durante la combustione, una
quantità di anidride carbonica più o
meno corrispondente a quella che viene assorbita in precedenza dai vegetali
durante il processo di crescita. L'impiego delle biomasse ai fini energetici
non provoca quindi il rilascio di nuova anidride carbonica, principale
responsabile dell'effetto serra. Inoltre, data la loro natura,
la biodegradabilità costituisce un ulteriore vantaggio per l'ambiente.
La
biomassa è intesa come la più antica e durevole forma di energia impiegata
nelle attività umane : negli Stati Uniti ancora nel secolo scorso il 91% dei
fabbisogni energetici nazionali era coperto da biomasse legnose.
Tra le biomasse rientra anche la canapa o CANNABIS che di per sè
rappresenta la pianta con il più alto rendimento per ettaro (intorno alle 20 tonnellate in
Italia) in circa 4 mesi, e questo vale anche per le varietà da seme
che apportano così un ineguagliabile primato di produzione anche in condizioni
climatiche sfavorevoli.
La produzione mondiale di biomassa è stimata in 146 miliardi di tonnellate metriche all’ anno, principalmente costituita da vegetazione selvatica. Un ettaro coltivato a canapa rende 4 volte di più rispetto allo stesso terreno con impiantato con alberi di 12 anni.
La cannabis sativa è una pianta legnosa che contiene il 77% di cellulosa; il legno invece produce un 60% di cellulosa con conseguenze disastrose per l’ ecosistema !
La produzione mondiale di biomassa è stimata in 146 miliardi di tonnellate metriche all’ anno, principalmente costituita da vegetazione selvatica. Un ettaro coltivato a canapa rende 4 volte di più rispetto allo stesso terreno con impiantato con alberi di 12 anni.
La cannabis sativa è una pianta legnosa che contiene il 77% di cellulosa; il legno invece produce un 60% di cellulosa con conseguenze disastrose per l’ ecosistema !
ETANOLO derivato dalla biomassa di canapa
L’ etanolo già da parecchio tempo è considerato un possibile
carburante per l’ autotrazione. Infatti ricerche sistematiche ( ma anche
impieghi reali come l’ esperienza in Brasile negli anni ’80, quando veicoli che
normalmente andavano a benzina, venivano invece alimentati alle colonnine di
rifornimento con etanolo derivato dalla canna da zucchero!) sull’ impiego dell’
etanolo tal quale o in miscela con benzina, in motori ad accensione comandata,
risalgono all’ inizio dello scorso secolo. L’ etanolo ha la peculiare
caratteristica di essere un combustibile rinnovabile in quanto derivato da
prodotti vegetali. In
primo momento è stato preso in considerazione in quanto permetteva di
sostituire aliquote non trascurabili di idrocarburi, contribuendo così a
ridurre la dipenenza petrolifera. Successivamante è stato preso in
considerazione per le sue intrinseche qualità alto-ottaniche che consentono di
aumentare il numero di ottani della base idrocarburica, senza ricorrere all’
uso degli additivi a base di piombo.
Questo tipo di carburante alternativo al petrolio può essere
prodotto su larga scala attraverso processi di pirolisi o fermentazione, in
assenza di ossigeno. Difatti i principali prodotti da cui
ricavare l’ etanolo sono la cellulosa di canapa, l’ amido di riso e gli
zuccheri della barbabietola.
BIODIESEL derivato dai semi di canapa
Il
biodiesel è un carburante di origine naturale che può essere sostitutivo
parziale e per intero agli odierni gasoli, nafte e derivati del petrolio
per alimentare:
- motori per autotrazione
- gruppi elettrogeni
- centrali termiche
- centrali termo-elettriche
- navi
- aerei
Il biodiesel deriva dalla transesterificazione degli oli vegetali (canapa, soia, colza e girasole) effettuata con alcol etilico e metilico: ne risulta un combustibile puro, rinnovabile a bassissimo impatto ambientale, come per l’ etanolo. Esso risulta biodegradabile per il 98% e non contiene il dannoso zolfo, il principale indagato per l’ inquinamento atmosferico insieme agli aromatici e agli idrocarburi policiclici aromatici (xilene, benzene, toluene, etc..). I costi relativi a questi idrocarburi rinnovabili di origine naturale (dalla produzione quindi sino alla trasformazione e il trasporto sino alle colonnine del distributore) sono quasi pari a quelli degli attuali derivati del petrolio, ma con uno sforzo concettuale e di ottimizzazione negli anni a venire potremmo pensare ai combustibili alternativi come uno dei prodotti più economici sulla scena del mercato mondiale.
- motori per autotrazione
- gruppi elettrogeni
- centrali termiche
- centrali termo-elettriche
- navi
- aerei
Il biodiesel deriva dalla transesterificazione degli oli vegetali (canapa, soia, colza e girasole) effettuata con alcol etilico e metilico: ne risulta un combustibile puro, rinnovabile a bassissimo impatto ambientale, come per l’ etanolo. Esso risulta biodegradabile per il 98% e non contiene il dannoso zolfo, il principale indagato per l’ inquinamento atmosferico insieme agli aromatici e agli idrocarburi policiclici aromatici (xilene, benzene, toluene, etc..). I costi relativi a questi idrocarburi rinnovabili di origine naturale (dalla produzione quindi sino alla trasformazione e il trasporto sino alle colonnine del distributore) sono quasi pari a quelli degli attuali derivati del petrolio, ma con uno sforzo concettuale e di ottimizzazione negli anni a venire potremmo pensare ai combustibili alternativi come uno dei prodotti più economici sulla scena del mercato mondiale.
Con energia
marina, energia oceanica o energia
pelagica si intende l'energia racchiusa in varie forme
nei mari e negli oceani. L'energia delle correnti marine è l'energia cinetica prodotta dalle enormi
masse d'acqua in movimento che costituiscono le correnti marine, dette anche
correnti oceaniche. È una fonte di energia classificata tra le
cosiddette "energie alternative" e "rinnovabili".
Le correnti marine possono essere paragonate ad immensi fiumi
che scorrono in seno al mare. Si tratta di masse d'acqua di densità diversa,
che non si mescolano tra loro ma scorrono a lungo l'una accanto all'altra,
sopra e sotto, seguendo una direzione quasi costante e con una caratteristica
velocità. Le correnti marine si distinguono dalle acque circostanti sia per la
temperatura che per la salinità, ed a volte anche per il colore e le
concentrazioni di materiali sospesi. Ne esistono di vario tipo: costiere, di
mare aperto, superficiali e di profondità, stabili o stagionali, ecc. Le
correnti marine sono dotate di energia cinetica, e possono essere sfruttate con
lo stesso principio utilizzato per l’energia
eolica, con generatori ad asse orizzontale (più adatte alle correnti
marine costanti, come quelle presenti nel Mediterraneo) o
verticale (per correnti di marea che cambiano direzione).
Uno dei
siti più interessanti per lo sfruttamento in ambito mediterraneo di questa
energia rinnovabile è lo Stretto di Messina, caratterizzato da correnti
con velocità di 1,5 m/s. In studi dedicati è stata identificata anche una
particolare tipologia di generatore, simile a un generatore eolico, ma con pale
particolari (non profilo alare), che sfruttano la doppia rotazione delle pale,
sia attorno al mozzo dell’elica, sia attorno al proprio asse. L’energia delle
correnti di marea rappresenta una delle fonti più interessanti ed inesplorate
tra le fonti di energie rinnovabili.
L'energia
eolica è la conversione dell'energia del vento in una forma utilizzabile di energia,
generalmente grazie all'utilizzo di aerogeneratori che producono energia
elettrica, tramite mulini
a vento che
producono energia
meccanica, pompe a vento che pompano l'acqua oppure ancora vele che spingono in moto le navi.
Grandi parchi
eolici sono
costituiti da centinaia di singoli aerogeneratori collegati alla rete di trasmissione di energia
elettrica. L'eolico off-shore è più stabile, fornisce più energia e
possiede un minor impatto visivo, tuttavia i costi di realizzazione e
manutenzione sono notevolmente più alti. Piccoli impianti eolici on-shore
forniscono elettricità a luoghi isolati. Le società elettriche
acquistano sempre di più elettricità in eccesso prodotta da piccoli
aerogeneratori domestici.
L'energia
eolica è un'energia alternativa ai combustibili fossili, abbondante, rinnovabile e a
sostegno dell'economia verde, ampiamente distribuita,
pulita, non produce emissioni di gas
serra durante
il funzionamento e richiede una superficie di terra non eccessivamente elevata. Gli effetti sull'ambiente sono in
genere meno problematici rispetto a quelli provenienti da altre fonti
di energia. A partire dal 2011, la Danimarca genera più di un quarto della sua energia
elettrica dal vento e 83 paesi di tutto il mondo utilizzano l'energia eolica
commercialmente. Nel 2010 la produzione di energia eolica è stata di
oltre il 2,5% di tutto il consumo elettrico mondiale, con una crescita stimata
del 25% annuo. Il costo monetario per unità di energia prodotta è simile al
costo rapportabile ai nuovi impianti a gas
naturale e a carbone.
L'energia
eolica è una fonte stabile di anno in anno, ma ha una variazione significativa
su scale di tempo più brevi. L'intermittenza del vento crea raramente problemi
quando essa viene utilizzata per fornire fino al 20% della domanda totale di
energia elettrica, ma se la
richiesta è superiore vi è necessità di particolari accorgimenti alla rete di
distribuzione e una capacità di produzione convenzionale. Alcuni metodi per la gestione della
potenza prodotta, come quello di possedere sistemi di stoccaggio (come stazioni
di pompaggio), turbine geograficamente distribuite, fonti alternative, accordi
di esportazione e importazione di energia per aree limitrofe o la riduzione
della domanda quando la produzione eolica è bassa, possono ridurre notevolmente
questi problemi. Inoltre, le previsioni del tempo consentono alla rete elettrica
di essere preparata tempestivamente a seconda delle variazione previste nella
produzione.
L'energia
solare è l'energia associata alla radiazione
solare e
rappresenta la fonte primaria di energia sulla Terra.
L'energia
solare, infatti, è quella normalmente utilizzata dagli organismi autotrofi, cioè
quelli che eseguono la fotosintesi,
comunemente indicati come "vegetali" (da cui si originano anche i combustibili
fossili); gli altri organismi
viventi sfruttano
invece l'energia chimica ricavata
dai vegetali o da altri organismi che a loro volta si nutrono di vegetali e
quindi in ultima analisi sfruttano anch'essi l'energia solare, seppur
indirettamente.
Da
questa energia derivano più o meno direttamente quasi tutte le altre fonti
energetiche disponibili all'uomo quali i combustibili fossili, l'energia
eolica, l'energia del moto ondoso, l'energia idroelettrica, l'energia da biomassa con le sole eccezioni dell'energia
nucleare, dell'energia geotermica e dell'energia delle maree. Può essere utilizzata
direttamente a scopi energetici per produrre calore o energia
elettrica con
varie tipologie di impianto.
Sulla
Terra il valore di tale energia (a livello locale o globale, giornaliera,
mensile o annuale) si può calcolare come il prodotto tra l'insolazione media, l'eliofania nell'intervallo
di tempo considerato e la superficie incidente considerata.
Mediamente il Sole irradia
alle soglie dell'atmosfera terrestre 1367 W/m², nota come costante solare e
distribuita secondo lospettro
solare. Tenendo conto del fatto che la Terra è una
sfera che oltretutto ruota, l'irraggiamento solare medio
oinsolazione è, alle
latitudini europee, di circa 200 W/m².[senza fonte] Moltiplicando
il valore della costante solare per quello della superficie perpendicolare
all'emisfero terrestre esposto al Sole in un determinato istante, si ottiene
una potenza superiore ai 50 milioni di GW (per poter
fare un paragone, si tenga presente che la potenza media di una grande centrale elettrica si
aggira attorno ad 1 GW).
L'energia
solare può essere utilizzata per generare elettricità (fotovoltaico) o per
generare calore (solare termico). Sono tre le tecnologie
principali per trasformare in energia sfruttabile l'energia del sole:
il pannello solare termico sfrutta i raggi solari per scaldare un
liquido con speciali caratteristiche, contenuto nel suo interno, che cede
calore, tramite uno scambiatore di calore, all'acqua contenuta in un serbatoio
di accumulo. I collettori termici possono essere a circolazione naturale o a circolazione forzata; i primi utilizzano del
liquido contenuto nei pannelli per consentirne la circolazione all'interno del
sistema pannello di calore. In questo caso il serbatoio di accumulo che contiene
lo scambiatore di calore deve trovarsi più in alto del pannello.
I
sistemi a circolazione forzata invece utilizzano una pompa che fa circolare il
fluido all'interno di scambiatore e pannello quando la temperatura del fluido
all'interno del pannello è più alta di quella all'interno del serbatoio di
accumulo, che, in questo caso, si trova più in basso dei pannelli. Sistemi di
questo tipo sono più complessi dal punto di vista dei controlli e delle
apparecchiature impiegate (pompe, sensori di temperatura, valvole a tre vie,
centraline di controllo), ma consentono di posizionare il serbatoio di
accumulo, anche di grandi dimensioni, praticamente dove si vuole, ad esempio a
terra e non sul tetto dove problemi di peso ne renderebbero difficile la
collocazione.
·
il pannello fotovoltaico sfrutta le proprietà di particolari
elementi semiconduttori per produrre energia elettrica quando
sollecitati dalla luce.
I
pannelli solari fotovoltaici, usando apposite celle fotovoltaiche, convertono
la luce solare direttamente in energia elettrica. Questi pannelli sfruttano
l'effetto fotoelettrico e hanno una efficienza di conversione che arriva fino
al 32,5% nelle celle da laboratorio. In pratica, una volta ottenuti i pannelli
dalle celle e una volta montati in sede, l'efficienza è in genere del 13-15%
per pannelli in silicio cristallino e non raggiunge il 12% per pannelli in film
sottile. I prodotti commerciali più efficienti, utilizzando celle a multipla giunzione
o tecniche di posizionamento dei contatti elettrici sul retro della cella
(backcontact) raggiungono il 19-20%. Questi pannelli, non avendo parti mobili o
altro, necessitano di pochissima manutenzione: in sostanza vanno solo puliti
periodicamente. La durata operativa stimata dei pannelli fotovoltaici è di
circa 30 anni. I difetti principali di questi impianti sono il costo dei
pannelli.
Il
secondo ovvio problema di questo genere di impianto è che l'energia viene
prodotta solo durante le ore di luce e quindi non è adatta per qualunque
situazione, essendo l'elettricità una forma di energia difficilmente
accumulabile in grandi quantità. Va rilevato che tuttavia la produzione da
solare è maggiore proprio nei momenti di maggior richiesta, cioè durante il giorno
e nelle stagioni calde, durante le quali può sopperire all'aumento di consumi
dovuto agli impianti di ventilazione e condizionamento.
Grazie
a una legislazione che prevede incentivi economici all'installazione di impianti fotovoltaici e la possibilità di vendere l'energia
prodotta in eccesso al gestore della rete di trasmissione, la Germania è al primo posto in Europa per la potenza elettrica prodotta da
energia solare: tale quantità rappresenta l'1,0% della produzione energetica
tedesca e pertanto è attualmente del tutto insufficiente a sostenere il trend
crescente della domanda energetica (in Germania la prima fonte di produzione di
energia elettrica è il carbone, che copre circa il 43%, mentre al secondo posto
c'è il nucleare con quasi il 23%).
Analoghe
iniziative, comunemente note come Conto
Energia o Feed-in tariff, sono state
intraprese da diversi stati europei ratificanti il
Protocollo di Kyoto, tra cui anche l'Italia, mediante il Decreto Interministeriale 28/07/2005 pubblicato
sullaGazzetta Ufficiale n. 181 del 05/08/2005 e successivi
aggiornamenti, comunemente noto come Decreto
Conto Energia.
·
il pannello solare a
concentrazione sfrutta
una serie di specchi parabolici a struttura lineare per convogliare i raggi
solari su un tubo ricevitore in cui scorre un fluido termovettore o una
serie di specchi piani che concentrano i raggi all'estremità di una torre in
cui è posta una caldaia riempita di sali che per il calore fondono. In entrambi
i casi "l'apparato ricevente" si riscalda a temperature molto elevate
(400 °C ~ 600 °C) (solare termodinamico)
Il
pannello solare a concentrazione concentra i raggi solari su un opportuno
ricevitore; attualmente il tipo più usato è quello a specchi parabolici a struttura lineare che consente un
orientamento monodimensionale, più economico, verso il sole, e l'utilizzo di un
tubo ricevitore in cui è fatto scorrere un fluido termovettore per il
successivo accumulo di energia in appositi serbatoi. Il vettore classico è
costituito da oli minerali in grado di sopportare alte temperature.
Nel
2001 l'ENEA ha avviato lo sviluppo del progetto Archimede, volto all'utilizzo di sali
fusi anche negli impianti a specchi parabolici a struttura lineare. Essendo
necessaria una temperatura molto più alta di quella consentita dagli oli, si è
provveduto a progettare e realizzare tubi ricevitori in grado di sopportare
temperature maggiori di 600 °C (contro quelle di 400 °C massimi dei tubi in commercio), ricoperti
di un doppio strato CERMET (ceramica/metallo) depositato con
procedimento di sputtering.
I sali
fusi vengono accumulati in un grande serbatoio coibentato alla temperatura di
550 °C. A
tale temperatura è possibile immagazzinare energia per 1 kWh equivalente con
appena 5 litri di sali fusi. Da tale serbatoio, i sali (un comune fertilizzante
per agricoltura costituito da un 60% di nitrato di sodio (NaNO3) e un 40% di
nitrato di potassio (KNO3)) vengono estratti e utilizzati per produrre vapore
surriscaldato. I sali utilizzati vengono accumulati in un secondo serbatoio a
temperatura più bassa (290 °C). Ciò
consente la generazione di vapore in modo svincolato dalla captazione
dell'energia solare (di notte o con scarsa insolazione). L'impianto, lavorando
a una temperatura di regime di 550 °C,
consente la produzione di vapore alla stessa temperatura e pressione di quello
utilizzato nelle centrali elettriche a coproduzione (turbina a gas e riutilizzo
dei gas di scarico per produrre vapore), consentendo consistenti riduzioni di
costi e sinergie con le stesse. Attualmente è stato realizzato un impianto con
tali caratteristiche in Spagna e un impianto dimostrativo, su scala
industriale, presso la centrale termoelettrica ENEL ubicata
a Priolo Gargallo (Siracusa).
L'Unione
europea (EU)
importa oltre il 50% dell'energia che
utilizza. La dipendenza potrà diventare pari al 70% nel 2030 in mancanza di interventi significativi. La
condizione deficitaria è notevole anche in Italia, nonostante la potenza
installata (101 GW[1]) sia
quasi il doppio di quella consumata in fase di picco (58 GW[1]): il
nostro paese importa il 78% del fabbisogno energetico, che in larga parte è
coperto da combustibili fossili. Il progressivo affermarsi di
nuove tecnologie consente oggi di produrre energia rinnovabile dal
comparto forestale: le agroenergie.
Questa
forma di energia, recentemente, ha generato un dibattito piuttosto acceso fra i
suoi sostenitori perché, pur valida sul piano ambientale, sta modificando
sostanzialmente le scelte di politica agricola in molti Paesi del Terzo Mondo
che stanno riducendo i terreni fertili destinati all'uso alimentare rispetto a
quelli destinati alla produzione di vegetali ad uso energetico con effetto di
aumento di prezzo dei generi alimentari. Ovviamente ben diverso è il problema
delle agroenergie che sono invece le forme di produzione di energia diverse dai
biocarburanti.Un esempio precipuo di utilizzi di agroenergie in Italia è dato
dal teleriscaldamento a base di legna a Tirano (SO).
Tony Tuzia
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