Nel
Paese dei Buchi, ci sono tutti i problemi di questi venti anni della nostra
politica, della crisi della nostra repubblica ed in particolare del servilismo
delle amministrazioni meridionali;
Con
il petrolio sullo sfondo come grande protagonista della divisione del lavoro,
del mondo del capitale che è quello che determina poi questa crisi, le nostre
sofferenze, le nostre immaturità, le nostre debolezze e insieme le condizioni
di sudditanze delle magistrature e del nostro arrogante neoliberismo;
Raccontare
questi “buchi” nel cuore del nostro Paese, con numeri e fatti, del perché
l’Italia è un paradiso per petrolieri, liberi di perforare la terra e i fondali
marini italiani, con royalties più basse
al mondo e con l’avallo di leggi “tolleranti”;
Un’economia
sporca che ha portato pochi vantaggi al territorio, scarse le royalties che
vanno agli enti locali, occupazione limitata ed infiniti lutti, per i
lavoratori e per l’ambiente, tra la costante paura di incidenti ambientali ed
un impressionante aumento di patologie tumorali, tutte conseguenze di una
politica improntata al profitto delle lobby, iniziata con la modifica dell’articolo 117 della Costituzione, contenuto nel Titolo V, ovvero quello in cui vengono
ridefinite le competenze degli enti locali, come in materia di energia,
deciderà lo Stato ( e le compagnie petrolifere).
La modifica dell’articolo
117 prevede una sorta di “clausola di supremazia” che può essere esercitata “su
proposta del Governo” qualora decidesse di apportare, con la decretazione
d’urgenza, modifiche in materia di autorizzazioni ambientali e legiferando in
esclusiva sulle attività petrolifere di preminente “interesse strategico
nazionale”, in controtendenza al tanto propagandato federalismo.
La “clausola di supremazia” fa tabula rasa di
tutti i Consigli e di tutte le Giunte regionali, relegando gli enti locali al
ruolo di soggetto passivo nei confronti del proprio territorio ed azzerando
qualsiasi velleità di sovranità popolare.
Di volta in volta, su
progetti petroliferi, di rigassificazione, di stoccaggio del gas, di trasporto
del gas, inceneritori mascherati da centrali a biomassa, centrali a carbone,
autostrade e chi più ne ha più ne metta.
Perché la “clausola di
supremazia” darebbe allo Stato l’opportunità di decidere, a seconda della
materia, chi dovrà decidere su quella determinata materia: la Regione o esso
stesso, a piacimento insomma; una cornice nazionale entro la quale si andranno a collocare scempi
regionali e locali, vanificando gli strumenti
di partecipazione e controllo dei cittadini.
Le comunità e i territori
non avranno più voce in capitolo per quanto concerne la realizzazione di oleodotti
e gasdotti (come il TAP nel Salento), di terminali di rigassificazione, di
stoccaggi di gas. Stesso discorso vale per le attività di prospezione, di
ricerca e coltivazione di gas e greggio e di reiniezione, nella terraferma e
nel mare, in quanto rivestirebbero secondo la legge approvata “carattere di interesse
strategico” e sarebbero secondo lo
Sblocca-Italia “di pubblica utilità, urgenti e indifferibili”.
Insomma, una sorta di “militarizzazione” in odore di
incostituzionalità, pianificata dai ministeri competenti, alla quale si arriverebbe
grazie ad un titolo concessorio unico, applicabile anche agli iter in corso,
dietro richiesta formale delle compagnie.
L’obiettivo dichiarato è snellire i
tempi di avvio dei progetti, riconosciuto dal ministero dello Sviluppo
economico e marginalizzare il parere della Regione, ne consegue che se la
Regione non si esprime lo Stato può sostituirsi, in considerazione che molti
uffici regionali alle prese con progetti spinosi e particolarmente contestati
dai territori, potrebbero decidere di attendere, facendo ricadere la
responsabilità sullo Stato.
Vorremo sollecitare “la prima e più importante, forma di resistenza, che passa dalla
conoscenza, dall’ informazione, dalla possibilità di formarsi un’opinione e di
farla valere, un famoso costituzionalista Giuseppe Dossetti avrebbe voluto che
nella nostra Costituzione, fosse presente questo articolo:
“La resistenza individuale e collettiva
agli atti dei poteri pubblici che violino le libertà fondamentali e i diritti
garantiti dalla presente Costituzione è diritto e dovere di ogni cittadino”.
Da cittadini amiamo ricordare
che “Il futuro deve coincidere con il
bene di tutti e non con l’interesse di pochi, con la qualità della vita e non
con la distruzione dell’ambiente”