sabato 23 maggio 2015

DANNI DEL PETROLIO

                                                                                                           

Quando parliamo delle possibili ricadute che avrebbe l'applicazione dello "Sblocca Italia" sul nostro territorio, dobbiamo necessariamente guardare all'esperienza già maturata in Basilicata in tema di estrazioni petrolifere. Si perchè più di quindici anni di trivelle hanno portato ad un innegabile abbassamento della qualità della vita dei lucani, che sono alle prese con povertà ed emigrazione, con il proliferare di pozzi di petrolio fra campi, parchi, ospedali (con la nuova legge quasi l'80% del territorio della regione sarà coperto da estrazioni), con laghi e sorgenti inquinate da componenti usati nelle trivellazioni petrolifere (si pensi alle carpe morte nell'invaso del Pertusillo ), con sfiammate, con acidificazione dei pozzi, con periodiche emissioni di idrogeno solforato e altri inquinanti in atmosfera, con la fanghiglia maleodorante e ricca di sostanze metalliche che fuoriesce dalle viscere della terra nei pressi dei pozzi di re-iniezione petrolifera, e ancora con l'utilizzo di sostanze radioattive nei processi estrattivi. Le autorità fanno poco, per ignoranza o perchè accecate dall'illusione di un improvviso benessere chiamato royalties, le quote che le compagnie pagano allo Stato per lo sfruttamento dei pozzi e che, essendo tra le più basse al mondo, fanno del nostro territorio un vero e proprio eldorado per le multinazionali del petrolio ed i loro progetti speculativi. Questa la situazione in Lucania dove i monitoraggi sono partiti con anni di ritardo e l'informazione è lasciata nelle mani di volontari.
Il petrolio che abbiamo in Italia varia da località in località, ma spesso è di tipo amaro, cioè ricco di impurità sulfuree e molto meno desiderabile del miglior petrolio che è dolce, vale a dire senza zolfo. A volte ci sono fughe di idrogeno solforato dai pozzi direttamente in atmosfera. Altre volte le impurita sulfuree restano mescolate al petrolio estratto e vanno necessariamente eliminate . Di qui, la presenza dei cosiddetti Centri Oli sparsi per l’Italia, desolforatori che alla fine del ciclo chimico rilasciano scarti di idrogeno solforato in atmosfera. Il più famoso di questi Centro Oli si trova in Basilicata, a Viggiano, sede di ogni sorta di misfatto ambientale. I danni dell’idrogeno solforato per le popolazioni esposte a questa molecola composta da due atomi di idrogeno, uno di zolfo e di sigla chimica H2S, sono noti. Il corpo umano lo assorbe in tre modi: dai polmoni per inalazione, per via orale, dalla digestione di sostanze contaminate assorbite dal tratto intestinale. L'idrogeno solforato a basse concentrazioni provoca, nel corpo umano, mancanza di respiro, raffreddori e bronchiti, affaticamento, mentre ad alte concentrazioni può indurre edema polmonari, collasso cardiaco, paralisi dell'olfatto e persino morte immediata.
In Italia è quasi tabù parlare di sismicità indotta, specie se da attività petrolifera. Ci sono invece eventi sismici in tutto il mondo di entità più o meno grave causati dall’attività umana (dighe, estrazione di acqua e di idrocarburi, reiniezione di materiale ad alta pressione nel sottosuolo) che succedono in California, in Uzbekistan, in Oman, in Francia, in Colorado. E questo lo dicono vari articoli compilati da scienziati di Harvard. E in Italia? Possibile che il nostro paese sia immune da qualsiasi problema? A Caviaga, vicino Lodi,una zona notoriamente asismica, il 15-16 Maggio 1951 ci fu un terremoto, di magintudine 5.5 Richter, indotto dalle estrazioni di metano dell’Agip. La connessione trivelle-terremoto viene ripetuta da molti articoli, anche scritti per conto dell’industria del petrolio, come questo pubblicato dalla Society of Petroleum Engineers: "In Italy, the production of gas from the Caviaga field caused an earthquake of magnitude 5.5 in 1951". Addirittura in un articolo del Geophysical Research del 1998 si include Caviaga in una lista di terremoti indotti dalle estrazioni di idrocarburi, proprio assieme a Coalinga, Kettleman, Montebello (California) e Gasli (Uzbekistan). Immaginate i rischi che comporterebbe un progetto sistematico di estrazioni in una zona sismica come la nostra...
Per quanto riguarda invece la controversa tecnica del Fracking, vale a dire la fratturazione idraulica (hydraulic fracturing) inventata già agli inizi del Novecento per estrarre gas naturale e petrolio dalle rocce di scisto (shale gas), cioè quelle presenti nel sottosuolo che si sfaldano più facilmente, consiste nel perforare il terreno fino a raggiungere le rocce che contengono i giacimenti di gas naturale e successivamente iniettare un getto ad alta pressione di acqua mista a sabbia e altri prodotti chimici per provocare l’emersione in superfice del gas. A parte l'enorme spreco di acqua, il problema ruota intorno all’utilizzo di sostanze chimiche potenzialmente dannose per la salute umana che potrebbero contaminare le falde acquifere presenti intorno all’area di estrazione. Solo l’80 per cento del liquido iniettato nel foro torna in superficie come acqua di riflusso, il resto rimane nel sottosuolo. Inoltre il Fracking è in grado di provocare lievi scosse di terremoto.
Un grave danno alla fauna marina lo apporta l'airgun, una tecnica di ispezione dei fondali per capire cosa contiene il sottosuolo. Praticamente avvengono degli spari fortissimi e continui, ogni 5 o dieci minuti, di aria compressa che possono arrivare a 140 bar e che mandano onde riflesse da cui estrarre dati sulla composizione del sottosuolo. Spesso, però, questi spari sono dannosi al pescato, perché possono causare lesioni ai pesci, e soprattutto la perdita dell’udito. Questo è molto grave perché molte specie ittiche dipendono dal senso dell’udito per orientarsi, per accoppiarsi e per trovare cibo. Già in provincia di Foggia ci sono stati degli spiaggiamenti ( i capodogli morti a Peschici ) che potrebbero essere dovuti a queste tecniche pericolose.
Lo "Sblocca Italia" dimostra come dietro al paravento della pubblica utilità si nascondono comitati d'affari dove politica, imprenditori, gruppi industriali sono pronti, forti di una legge che sembra scritta  da loro e dai petrolieri, a devastare un territorio, nel caso della Basilicata e della Campania, già pesantemente deturpato. Ci siamo a lungo soffermati sulla situazione lucana, perchè tale Regione può essere assunta a paradigma nazionale di un sistema marcio, nello specifico della trentennale responsabilità colpevole della cattiva politica targata Pds-Ds-Pd. Ma sia ben chiaro che nel criticare l'operato di tale corrente politica, non intendiamo parteggiare per altri schierameni, perchè riteniamo che nell'attuale apparato Statale, tutti i partiti politici fungano solo da paravento e da strumento nelle mani dei veri detentori del potere decisionale. La democrazia si esprime nel voto, ma se non esiste più un' onorevole forma di rappresentanza (l'esempio calzante è dato proprio dal PD che può governare e, quindi, legiferare uno "Sblocca Italia", solo in virtù dei voti apportati alla maggioranza di questa legislatura da quello che doveva essere il partito paladino dell'ambiente, vale a dire Sinistra ecologia e libertà), allora l'unica forma di protesta non violenta diventa la rinuncia alla scelta della rappresentanza, la rinuncia ad un diritto di voto oramai svuotato di contenuto...

Gianni D’Onza

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