Quando parliamo
delle possibili ricadute che avrebbe l'applicazione dello "Sblocca
Italia" sul nostro territorio, dobbiamo necessariamente guardare
all'esperienza già maturata in Basilicata in tema di estrazioni petrolifere. Si
perchè più di quindici anni di trivelle hanno portato ad un innegabile
abbassamento della qualità della vita dei lucani, che sono alle prese con
povertà ed emigrazione, con il proliferare di pozzi di petrolio fra campi,
parchi, ospedali (con la nuova legge quasi l'80% del territorio della regione
sarà coperto da estrazioni), con laghi e sorgenti inquinate da componenti usati
nelle trivellazioni petrolifere (si pensi alle carpe morte nell'invaso del
Pertusillo ), con sfiammate, con acidificazione dei pozzi, con periodiche
emissioni di idrogeno solforato e altri inquinanti in atmosfera, con la
fanghiglia maleodorante e ricca di sostanze metalliche che fuoriesce dalle
viscere della terra nei pressi dei pozzi di re-iniezione petrolifera, e ancora
con l'utilizzo di sostanze radioattive nei processi estrattivi. Le autorità
fanno poco, per ignoranza o perchè accecate dall'illusione di un improvviso
benessere chiamato royalties, le quote che le compagnie pagano allo Stato per
lo sfruttamento dei pozzi e che, essendo tra le più basse al mondo, fanno del
nostro territorio un vero e proprio eldorado per le multinazionali del petrolio
ed i loro progetti speculativi. Questa la situazione in Lucania dove i
monitoraggi sono partiti con anni di ritardo e l'informazione è lasciata nelle
mani di volontari.
Il petrolio che abbiamo
in Italia varia da località in località, ma spesso è di tipo amaro, cioè
ricco di impurità sulfuree e molto meno desiderabile del miglior petrolio
che è dolce, vale a dire senza zolfo. A volte ci sono fughe di
idrogeno solforato dai pozzi direttamente in atmosfera. Altre volte le
impurita sulfuree restano mescolate al petrolio estratto e vanno
necessariamente eliminate . Di qui, la presenza dei cosiddetti Centri Oli
sparsi per l’Italia, desolforatori che alla fine del ciclo chimico rilasciano
scarti di idrogeno solforato in atmosfera. Il più famoso di questi Centro Oli
si trova in Basilicata, a Viggiano, sede di ogni sorta di misfatto
ambientale. I danni dell’idrogeno solforato per le popolazioni esposte a questa
molecola composta da due atomi di idrogeno, uno di zolfo e di sigla chimica
H2S, sono noti. Il corpo umano lo assorbe in tre modi: dai polmoni per
inalazione, per via orale, dalla digestione di sostanze contaminate assorbite
dal tratto intestinale. L'idrogeno solforato a basse concentrazioni provoca,
nel corpo umano, mancanza di respiro, raffreddori e bronchiti, affaticamento,
mentre ad alte concentrazioni può indurre edema polmonari, collasso cardiaco,
paralisi dell'olfatto e persino morte immediata.
In Italia è quasi tabù parlare di
sismicità indotta, specie se da attività petrolifera. Ci sono invece
eventi sismici in tutto il mondo di entità più o meno grave causati
dall’attività umana (dighe, estrazione di acqua e di idrocarburi,
reiniezione di materiale ad alta pressione nel sottosuolo) che succedono in
California, in Uzbekistan, in Oman, in Francia, in Colorado. E questo lo
dicono vari articoli compilati da scienziati di Harvard. E in Italia? Possibile
che il nostro paese sia immune da qualsiasi problema? A Caviaga, vicino
Lodi,una zona notoriamente asismica, il 15-16 Maggio 1951 ci fu un
terremoto, di magintudine 5.5 Richter, indotto dalle estrazioni di metano
dell’Agip. La connessione trivelle-terremoto viene ripetuta da molti articoli,
anche scritti per conto dell’industria del petrolio, come questo pubblicato
dalla Society of Petroleum Engineers: "In Italy, the production of
gas from the Caviaga field caused an earthquake of magnitude 5.5 in 1951".
Addirittura in un articolo del Geophysical Research del 1998 si
include Caviaga in una lista di terremoti indotti dalle estrazioni di
idrocarburi, proprio assieme a Coalinga, Kettleman, Montebello (California) e
Gasli (Uzbekistan). Immaginate i rischi che comporterebbe un progetto
sistematico di estrazioni in una zona sismica come la nostra...
Per quanto riguarda invece la
controversa tecnica del Fracking, vale a dire la fratturazione idraulica
(hydraulic fracturing) inventata già agli inizi del Novecento per estrarre gas
naturale e petrolio dalle rocce di scisto (shale gas), cioè quelle presenti nel
sottosuolo che si sfaldano più facilmente, consiste nel perforare il terreno
fino a raggiungere le rocce che contengono i giacimenti di gas naturale e
successivamente iniettare un getto ad alta pressione di acqua mista a sabbia e
altri prodotti chimici per provocare l’emersione in superfice del gas. A parte
l'enorme spreco di acqua, il problema ruota intorno all’utilizzo di sostanze
chimiche potenzialmente dannose per la salute umana che potrebbero contaminare
le falde acquifere presenti intorno all’area di estrazione. Solo l’80 per cento
del liquido iniettato nel foro torna in superficie come acqua di riflusso, il
resto rimane nel sottosuolo. Inoltre il Fracking è in grado di provocare lievi
scosse di terremoto.
Un grave danno alla fauna marina
lo apporta l'airgun, una tecnica di ispezione dei fondali per capire cosa
contiene il sottosuolo. Praticamente avvengono degli spari fortissimi e
continui, ogni 5 o dieci minuti, di aria compressa che possono
arrivare a 140 bar e che mandano onde riflesse da cui estrarre dati
sulla composizione del sottosuolo. Spesso, però, questi spari sono dannosi
al pescato, perché possono causare lesioni ai pesci, e soprattutto
la perdita dell’udito. Questo è molto grave perché molte specie ittiche
dipendono dal senso dell’udito per orientarsi, per accoppiarsi e per trovare
cibo. Già in provincia di Foggia ci sono stati degli spiaggiamenti ( i
capodogli morti a Peschici ) che potrebbero essere dovuti a queste tecniche
pericolose.
Lo "Sblocca Italia"
dimostra come dietro al paravento della pubblica utilità si nascondono comitati
d'affari dove politica, imprenditori, gruppi industriali sono pronti, forti di
una legge che sembra scritta da loro e
dai petrolieri, a devastare un territorio, nel caso della Basilicata e della
Campania, già pesantemente deturpato. Ci siamo a lungo soffermati sulla
situazione lucana, perchè tale Regione può essere assunta a paradigma nazionale
di un sistema marcio, nello specifico della trentennale responsabilità
colpevole della cattiva politica targata Pds-Ds-Pd. Ma sia ben chiaro che nel
criticare l'operato di tale corrente politica, non intendiamo parteggiare per
altri schierameni, perchè riteniamo che nell'attuale apparato Statale, tutti i
partiti politici fungano solo da paravento e da strumento nelle mani dei veri
detentori del potere decisionale. La democrazia si esprime nel voto, ma se non
esiste più un' onorevole forma di rappresentanza (l'esempio calzante è dato
proprio dal PD che può governare e, quindi, legiferare uno "Sblocca
Italia", solo in virtù dei voti apportati alla maggioranza di questa
legislatura da quello che doveva essere il partito paladino dell'ambiente, vale
a dire Sinistra ecologia e libertà), allora l'unica forma di protesta non
violenta diventa la rinuncia alla scelta della rappresentanza, la rinuncia ad
un diritto di voto oramai svuotato di contenuto...
Gianni D’Onza
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